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Le Roi
News pubblicata il 06-01-2017
Le Roi
Allievi CSI – Girone B Virescit – Agnelli Olimpia 3 - 1
Allenatore: D’Amore Filippo Vice Allenatori: Ferrari Lorenzo – Mangili Luca Villaggio degli Sposi - Bergamo – 18 dicembre – ore 11,00 (più o meno…) Intro – Le Roi Se cercaste la Lorena (intesa come regione francese) sulla cartina geografica la trovereste a nord-est della Francia, incastrata tra Belgio, Lussemburgo e Germania. Se poi nella Lorena cercaste la località Joeuf fareste fatica a trovarla: è un pallino piccolo piccolo che rappresenta un paesino di neanche settemila anime con una superficie di soli 3,18 chilometri quadrati. Non c’è niente a Joeuf, però è una località famosa. Perché all’inizio del Novecento lì, dalla provincia italiana del profondo Nord, precisamente da Agrate Conturbia, Novara quasi Lago Maggiore, giunge in cerca di fortuna e lavoro un giovanissimo Francesco Platìni (con l'accento sulla prima "i"). Il quale è uomo che non si spaventa di fronte a nulla e si adatta a fare qualsiasi cosa. Prima il muratore, poi il minatore, infine operaio siderurgico. Finchè i soldi messi da parte con tanto sudore della fronte gli consentono di aprire un bar, chiamato "Caffé degli Sportivi". Lui e la moglie hanno un figlio, Aldo. Aldo dimostra presto buone doti calcistiche. Giovanissimo già gioca nel ruolo di libero nella squadra di Joeuf , della quale diverrà più tardi anche allenatore. Ma Aldo è tipo pragmatico, solido figlio di immigrati. All’azzardo di tentare la fortuna nel mondo del calcio, preferisce la sicurezza di una cattedra di matematica. Nel 1953 si sposa poi con Anna, dalla quale avrà prima una figlia, Martine, e poi un bimbo, Michel, nel 1955. Michel Platinì, con l’accento questa volta sulla seconda “i”, perché ormai le origini italiane restano, ma la famiglia è francese a tutti gli effetti. A differenza del papà Michel in testa ha solo il calcio. Di calcio vive e sogna, inventando interminabili partite nel cortile davanti al bar del nonno, lì a Jouef. Con una dannata voglia di essere calciatore, di sentirsi calciatore. Il giorno che lo chiamano in municipio per ritirare la sua prima carta d’identità, alla voce “professione” scrive: calciatore. L’impiegato comunale prova a spiegargli che quella non sia una professione. L’impiegato comunale si sbagliava, eccome se si sbagliava. Perché Michel Platinì (con l’accento sulla seconda “i”), nonostante da piccolo fosse di fisico talmente minuto che i compagni di gioco lo chiamavano “ratz”, forma contratta di “rase bitume”, espressione lorena che significa, più o meno, “rasoterra”, nonostante da adolescente avesse problemi di scarsa capacità polmonare e addirittura gli avessero diagnosticato problemi di insufficienza cardiaca, lui il calciatore di professione lo fece davvero. E non così per fare, o in modo anonimo, nella penombra dei giocatori mediocri. Lui divenne semplicemente “Le Roi”. “Le Roi” per le sue doti tecniche sopraffine e per la sua indiscussa capacità di leader e trascinatore. Il suo palmarès? Impressionante:
3 volte Pallone d'Oro, nel 1983, 1984, e 1985 (l'unico ad esserne insignito consecutivamente). Riconosciuto da numerosi addetti ai lavori fra i migliori dieci calciatori del XX secolo nonché il più rappresentativo giocatore francese del Novecento, davanti a Zinédine Zidane e Raymond Kopa. Nel 2004 è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi. Nel 2002 era stato inoltre inserito nel FIFA World Cup Dream Team selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali. Nel 2011 entra infine a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri. Capocannoniere del campionato italiano per tre anni di fila, lui che attaccante puro non è. Perché Platini è un regista che inventa idee per lanciare a rete i compagni. Solo che se i compagni non raccolgono la trova da solo, la via del gol. Con un marchio di fabbrica: il calcio di punizione. Definito “alla Platini”, una specie di copyright. Il calcio di punizione dal limite dell’area, lontano, ma non lontanissimo dalla porta. Perché il suo calcio di punizione non è potenza, ma arte e il gesto è un gesto estetico. Ferrari Francesco, in arte il Bomber Ramarro, numero 7 degli Allievi CSI Virescit, di Michel Platini deve aver studiato i filmati e forse, come Platini, prova e studia mille e mille volte in allenamento il suo magico, e ormai infallibile, tiro di punizione dal limite dell’area. Perché il talento da solo non basta e l’arte va coltivata con l’esercizio costante, anche se poi al momento della recita sembra semplicemente geniale improvvisazione. Allora eccolo lì, Ferrari Francesco, con la maglia numero 7. Virescit – Agnelli Olimpia minuto dodicesimo del secondo tempo: punizione sul lato destro del campo, di poco fuori dall’area. Batte di sinistro, palla a scavalco sulla barriera, portiere immobile. La palla si stampa sul palo e sulla ribattuta Cangiamila irrompe e mette in rete, portando la Virescit nuovamente in vantaggio sul 2 a 1. Virescit – Agnelli Olimpia minuto diciannovesimo del secondo tempo: punizione sul lato destro del campo, di poco fuori dall’area. Finta di Tiraboschi e Ferrari Francesco batte nuovamente con il suo magico sinistro. La palla aggira con dolcezza la barriera, poi scende improvvisamente con parabola perfetta e maligna, infilandosi nel sette della porta, sotto gli occhi esterrefatti del portiere fermo come una statua. 3 a 1 per la Virescit. Pubblico in delirio. Mesdames et Messieurs, le Roi! Applaudissements! La cronaca Qualche cenno di cronaca, ora, di una partita abbastanza equilibrata nel primo tempo, con l’Olimpia capace di contenere in maniera abbastanza ordinata le folate offensive della Virescit, e decisamente di colore viola nel secondo, con la Virescit con il passare dei minuti sempre più padrona del campo. Ma andiamo con ordine. Pronti, via e la Virescit è già in gol: al 1’ Mamani scende sulla fascia destra e serve in area con un passaggio filtrante Boughlem, il quale non ci pensa due volte a infilare da par suo il portiere avversario in uscita e a portare in vantaggio la propria squadra. L’Olimpia accusa il colpo, ma ha il merito di non perdere la testa. Mantiene ordine e disciplina e costruisce gioco senza buttarsi avanti a testa bassa. Al 5' Flores Chavarria, inappuntabile e affidabile per tutta la partita come sempre del resto in questo campionato, per un attimo si distrae e si iscrive al Fan’s Club Raoul Casadei, lisciando clamorosamente un pallone del quale l’attacco avversario non approfitta. Al 7’ poi una combinazione Mamani – Boughlem – Tiraboschi non ha fortuna, mentre sul ribaltamento di fronte il numero 11 della Olimpia viene pescato in sacrosanto fuorigioco. Al 8' Ferrari Francesco da destra mette in mezzo all’area un invitante pallone per Boughlem il quale svirgola abbastanza malamente. Un minuto dopo invece è Mamani che serve lo stesso Ferrari Francesco. Il tiro di quest’ultimo è forte, ma viene rimpallato dalla difesa. La partita è equilibrata e abbastanza vivace, per quanto il gioco ristagni soprattutto a centrocampo e sulla tre quarti. Al 17' agli attaccanti dell’Olimpia viene nuovamente fischiato fuorigioco. Al 20' invece Mamani irrompe in area e il difensore dell’Olimpia non trova di meglio che seguire la vecchia sana regola del buon Nereo Rocco che dice di colpire qualsiasi cosa si muova a pelo d’erba, trovando, anziché la palla, la gamba di appoggio del numero 6 viola. Sarebbe un sacrosanto rigore, ma rigore è quando arbitro fischia e in questo caso l’arbitro non fischia. Al 22' Boughlem, visibilmente zoppicante, forse per qualche colpo subito, sbaglia da solo davanti al portiere. A questo punto la Virescit rifiata un attimo e l’Olimpia si prende una leggera supremazia territoriale. Al 25' Regonesi spazza l’area come uno stopper d’antan, mentre un minuto dopo Flores Chavarria sbroglia una situazione complicata uscendo palla al piede dall’area con la sicurezza di un gladiatore. L’Olimpia però preme e al 29' trova il pareggio: la difesa della Virescit si fa trovare tutta sbilanciata in avanti consentendo al numero 11 dell’Olimpia di involarsi solitario verso la porta e trafiggere l’incolpevole Vinciguerra in uscita disperata. 1 a 1, che è anche il risultato sul quale le due squadre vanno al riposo. Alla ripresa del gioco ci si potrebbe aspettare una Olimpia arrembante alla ricerca del risultato pieno. Invece gli ospiti hanno probabilmente dato tutto nel primo tempo. Dopo pochi minuti della ripresa spariscono letteralmente dal campo, mentre la Virescit, ritrovati dopo un inizio di studio equilibri a centrocampo e geometrie di gioco, pian piano prende possesso del terreno di gioco. Al 3' è Ferrari Francesco che ben serve Tiraboschi, il quale però si fa anticipare dai difensori. Poi sempre Ferrari Francesco, oggi ispiratissimo, serve Boughlem che con una girata mette in corner. Al 5’ ancora Ferrari Francesco serve nuovamente Boughlem in mezzo all’area, solo come l’unica palma sola su un’isola deserta. Il suo colpo di testa però, male indirizzato, finisce clamorosamente fuori. Un minuto dopo Mamani al limite dell’area si esibisce nel numero magico dell’armadillo, facendo scomparire alla vista dei difensori la palla in un tunnel sotterraneo per farla poi riemergere in area incollata al suo piede. Solo che il suo successivo tiro è troppo debole e non vale la giocata. A questo punto Ferrari Francesco decide che sia ora di chiudere la partita. Indossa i panni di “Le Roi” e al 12’ e al 19’ chiude il discorso con le due magistrali punizioni che abbiamo descritto nella intro. Al 19’ Virescit 3, Agnelli Olimpia 1. Il resto è ordinaria amministrazione. Salvo il fatto che, con questa vittoria, gli Allievi Virescit si laureano campioni d’inverno del proprio girone con una giornata di anticipo sulla chiusura del girone di andata. Il che, come diceva il buon Giovannino Guareschi, è bello e istruttivo. Vittorio Maraglio |
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